Le aziende si raccontano • Buondonno Gabriele
LE AZIENDE SI RACCONTANO
Testimonianze di clienti storici che da oltre 25 anni scelgono QCertificazioni per il proprio percorso di successo nel biologico
AZIENDA AGRICOLA CASAVECCHIA ALLA PIAZZA DI BUONDONNO GABRIELE
Nel 1989, prima che esistesse un regolamento comunitario, l’Azienda Agricola Casavecchia alla Piazza di Buondonno Gabriele era già un’azienda biologica: una nuova idea di agricoltura portata nell’antico cuore vinicolo della Toscana.

GABRIELE BUONDONNO
Titolare
L’Agricoltura Biologica era ed è tutt’ora, a parer mio, la migliore via per tutelare e rispettare la natura e la salute degli operatori e dei consumatori
Cosa vi ha spinto a cogliere la scommessa del bio?
Ci ha spinto la consapevolezza che l’Agricoltura Biologica era ed è tutt’ora, a parer mio, la migliore via per tutelare e rispettare la natura e la salute degli operatori e dei consumatori. Così sin dal principio della nostra attività (1989) abbiamo seguito i dettami dell’AB.
Una volta conseguita, la certificazione bio ha aperto la strada ad altri progetti e/o nuovi mercati?
Conseguita la prima certificazione abbiamo sempre continuato a progettare e a pensare a come migliorare la nostra attività in senso “bio”. La certificazione inoltre ci permise di venire in contatto con produttori bio di altre regioni con cui costituimmo una associazione di viticoltori biologici (Trimillii – Amici Viticoltori di Piemonte e di Toscana) con cui per più di 10 anni abbiamo sperimentato forme comuni di promozione e commercializzazione. Al contempo, in particolare all’estero, si aprirono nuove e buone possibilità di sbocco per i nostri prodotti (preciso che si era agli albori dell’Agricoltura Biologica in Italia e quindi sotto certi aspetti era più facile in quanto eravamo tra i pochissimi produttori di Chianti Classico bio).
Quali trasformazioni avete notato nel mercato del bio nel vostro settore?
Nel nostro ambito produttivo (Vitivinicolo) si è passati da una fase in cui vi era una netta distinzione tra operatori “tradizionali” ed operatori esclusivamente dedicati al bio ad una attuale dove, essendosi diffuso molto il bio insieme ad altre forme non bene identificate (vino naturale , vino senza solfiti etc.) , tutto è più frammentato e spesso anche poco chiaro. In ogni modo, fortunatamente, la diffusione è notevolmente cresciuta .
Come è cambiato l’atteggiamento del consumatore?
Il consumatore oggi è sicuramente più avvertito e consapevole rispetto a 30 anni fa ma per il nostro prodotto principale (vino), essendo non di prima necessità, nei criteri di scelta del consumatore il bio certificato ha un peso molto relativo se non per un esiguo numero di convinti sostenitori.
Quale consiglio vorreste dare alle nuove generazioni di imprenditori del bio?
Al fine di difendere ciò che siamo riusciti ad ottenere in tanti anni di battaglie non bisogna mai prescindere dalla certificazione Bio perché è un punto fermo importante ; tutte le altre forma di agricoltura “naturale” che condivido nella sostanza ma non nella forma prestano purtroppo il fianco ad attacchi sempre più frequenti da chi continua a voler imporre modelli il cui controllo si concentra in poche mani.
Ricollegandomi al punto precedente credo che in questa fase di cambiamenti forti (penso alla smart agricolture, alla digitalizzazione ed a tutte le novità che giornalmente ci vengono proposte) non avendo più associazioni di categoria in grado di proteggere i nostri interessi di agricoltori biologici diventa sempre più necessario tenerci in stretto contatto e fare uno sforzo per partecipare e collaborare con i tanti Biodistretti che stanno nascendo sul nostro territorio che oltre ad esercitare una azione “politica” rappresentano anche un punto di incontri e scambi di opinioni ed informazioni tecniche sempre importanti e necessarie per chi ha intrapreso questa via.
CERTIFICAZIONE BIOLOGICA
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