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Certificazione Halal per prodotti e servizi

Mag 7, 2024

Aumenta la richiesta dei consumatori musulmani di poter acquistare beni “leciti”.

Secondo i dati raccolti nel report “State of the Global Islamic Economy Report 2023/2024”, realizzato dall’istituto di ricerca DinarStandard, nel 2022 la popolazione di fede musulmana ha speso 2,29 trilioni di dollari, distribuiti tra i settori alimentare, farmaceutico, cosmetico, modest fashion, viaggi e media. Inoltre, il report prevede che entro il 2026 le attività finanziarie islamiche raggiungeranno il valore di 5,96 trilioni di dollari (una cifra significativa considerato che nel 2021 la stima era di 3,96 trilioni di dollari).

Non solo. Gli oltre 2 miliardi di consumatori musulmani nel mondo si dimostrano – e ciò avverrà con maggior intensità – sempre più attenti ad acquistare e consumare beni halāl. Nella religione islamica, halāl significa “lecito” e indica cosa è consentito fare a un buon musulmano, a partire dal consumo di certi cibi e bevande. Tale concetto si contrappone ad harām, parolache invece significa “proibito”. Tra i divieti vi sono: il consumo di carne suina, il sangue, gli animali morti per cause naturali o perché feriti, le carni di animali leciti macellati senza invocare il nome di Dio, le bevande alcoliche o altri generi di sostanze intossicanti.

Una scelta operata per ragioni religiose ed etiche che avrà sempre più ricadute positive per quei produttori di beni e servizi che si presenteranno preparati a soddisfare la richiesta di questa tipologia di consumatori. Specialmente se si considera che l’economia dell’area OIC (Organizzazione dei Paesi islamici) cresce più rapidamente rispetto alle altre dei Paesi emergenti e che le proiezioni al 2060 indicano che la popolazione musulmana raggiungerà i 3 miliardi.

A ciò si aggiunga che questa fetta di mercato viene sostenuta e alimentata anche dagli strumenti digitali: e-commerce, social media e strategie di marketing consentono alle imprese – in particolare a quelle che si occupano di generi alimentari, modest fashion e cosmesi – di raggiungere i consumatori ovunque e in qualsiasi momento.

Ma quali regole occorre seguire per rendere prodotti e servizi halāl?

Per poter attribuire la dicitura halālad un bene, è necessario che l’organizzazione sottoponga ad una verifica il proprio sistema di gestione e le modalità di produzione. Durante il controllo, che può essere affidato ad un soggetto esterno, si accerterà che il prodotto sia stato realizzato nel rispetto delle prescrizioni. L’osservanza dei precetti, la cui interpretazione può variare, seppur non in modo significativo, a seconda delle Scuole Giuridiche, prevede che, in base alla tipologia di produzione, vengano analizzate:

  • le materie prime (origine, trattamenti subiti e modalità di lavorazione)
  • le componenti del prodotto (ingredienti e/o materiali)
  • le fasi del processo produttivo, prestando particolare attenzione che gli strumenti, le tecnologie e i macchinari utilizzati siano halāl, e che vi sia una netta separazione delle linee produttive, così che non si presentino occasioni di contaminazione
  • i solventi o gli altri prodotti impiegati nella pulizia degli strumenti di produzione
  • i materiali utilizzati per la conservazione e l’imballaggio
  • le procedure di stoccaggio, conservazione e trasporto delle merci
  • le modalità di consumo o utilizzo del bene
  • il design della confezione e le informazioni esposte sull’etichetta.

La verifica, dunque, non si limiterà al prodotto, ma verrà estesa all’intera catena di fornitura. Uno strumento in più per le imprese che intendono raggiungere consumatori che osservano le indicazioni della religione islamica. A ciò si aggiunga che, per ottenere la certificazione è previsto che non solo che si considerino gli elementi sopra citati, ma anche che l’azienda abbia adottato nel proprio modello di lavoro procedure interne relative alla certificazione e alla produzione halāle che sottoponga periodicamente tutto il personale interessato ad attività di formazione. Inoltre, per mantenere la certificazione, la direzione dovrà dimostrare che nel tempo si è provveduto a sviluppare e mantenere correttamente in funzione un sistema di gestione coerente con i principi della dottrina musulmana. Per tenere controllati questi aspetti si dovrà quindi prevedere lo sviluppo di un Sistema di monitoraggio del processo e del prodotto, l’analisi periodica dei pericoli (Sistemi di Controllo) e lo svolgimento di verifiche ispettive (Audit interni).

QCertificazioni e Europe Islamic Association (EIA) hanno siglato un accordo che stabilisce le modalità in cui operare per ottenere la Certificazione halāl.

Per le aziende che lo desiderano, vi è quindi la possibilità di rivolgersi ad un ente terzo che attesti che il bene o il servizio sono stati realizzati nel rispetto della religione islamica, e pertanto possono essere utilizzati da consumatori di fede musulmana senza il rischio di incorrere inconsapevolmente in  comportamenti scorretti.

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