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Green, naturale, sostenibile o biologico? La garanzia (e la differenza) la fa la certificazione.

Mar 1, 2023

Gli italiani sono sempre più attenti alla sostenibilità e propensi ad acquistare prodotti rispettosi dell’ambiente, naturali, sani e green in un senso più ampio. Una tendenza che – come attestano numerosi report e ricerche demoscopiche – è andata consolidandosi negli anni fra accelerazioni, qualche frenata e scelte di consumo non sempre lineari.

Accade, talvolta, che concetti come “green”, “sostenibile”, “naturale” “salutare” e “biologico” vengano usati – in modo inconsapevole dai consumatori, cosciente da alcune aziende – come se fossero sinonimi, benché non lo siano affatto. E ciò è specialmente vero quando si tratta di cosmetici, visto che, né in Europa né in Italia, esiste una chiara e univoca definizione di “naturalità” e “sostenibilità”riferita a questa tipologia di prodotti.

Per ovviare a questa carenza, Cosmetica Italia, associazione che riunisce molte delle industrie del settore, ha proposto un sistema di classificazione ad hoc che permettesse, almeno, l’analisi economica dei dati relativi a quella tipologia di prodotti. La scelta è caduta su due definizioni più o meno corrispondenti a due aree di mercato. La prima si riferisce a Cosmetici a connotazione naturale e/o biologica e cioè caratterizzati da elementi grafici o testuali sul packaging che comunicano, per l’appunto, l’aspetto naturale/biologico. La presenza nella formulazione del prodotto di elevate concentrazioni di ingredienti biologici o di origine naturale, viene confermata – ed al contempo enfatizzata – dalla conformità a standard internazionali come ISO16128, da una certificazione naturale/biologica secondo protocolli di organismi privati specializzati o dalla conformità a una propria caratterizzazione autodefinita, nel rispetto del Regolamento 655/2013 sui claim cosmetici.

La seconda definizione è invece Cosmetici con connotazione di sostenibilità ambientale/green. In questo caso, gli elementi grafici o testuali sulla confezione raccontano di una sostenibilità ambientale che ha a che fare con l’intero ciclo di vita del prodotto e che può rappresentare l’impronta ambientale del prodotto stesso, e dunque non solo e non tanto del cosmetico in sé, inteso come ingredienti che lo compongono.

Le due aree pur simili per valore (con un fatturato, nel 2021, rispettivamente di 839 e 1.009 milioni di euro) e pur gravitando attorno a idee affini, non sono sovrapponibili. Ma non solo. Anche all’interno della prima area, quella che fa riferimento a prodotti “naturali/biologici”, bisogna operare delle distinzioni.

Quindi, come muoversi? Senza dubbio, è la presenza o meno di una certificazione a fare la differenza. Chi, per la cura di sé così come per l’alimentazione, cerca un prodotto davvero biologico (o vegano) ha l’opportunità di trovare nell’attestazione certificata di conformità a uno standard riconosciuto quella garanzia di aver acquistato il prodotto giusto e desiderato.

Senza una certificazione rilasciata da un ente di terza parte, il consumatore perde la certezza di essere di fronte a un prodotto biologico nella sua formulazione, libero da elementi nocivi per l’ambiente e la salute. E non solo vagamente “green” o “sostenibile” nell’accezione più ampia – e talvolta sfumata – del termine.

Questo è quello che facciamo noi di QCertificazioni quando, proponendo i nostri servizi di certificazione per prodotti cosmetici, offriamo in esclusiva la soluzione BIO ECO COSMESI di AIAB, l’Associazione Italiana di Agricoltura Biologica, della quale fanno parte produttori, tecnici e consumatori.

Il disciplinare, tramite specifiche restrizioni, garantisce ai cosmetici certificati elevati livelli di eco e dermo compatibilità Tra le indicazioni del disciplinare vi sono:

  • la promozione nell’uso di materie prime certificate da agricoltura biologica;
  • il divieto di utilizzare di materie prime di origine animale, se la loro produzione provoca il sacrificio o la sofferenza dell’animale;
  • il divieto di utilizzare di materie prime irradiate o ottenute da OGM;
  • limitazioni alla possibilità di utilizzo di determinate categorie di ingredienti noti per la loro scarsa eco o dermo compatibilità (tali ingredienti sono elencati in una lista negativa riportata nel disciplinare);
  • spinta alla riduzione del materiale di confezionamento o del packaging non riciclabile;
  • limitazione all’utilizzo dei profumi di sintesi. Essi sono ammessi solo se è provata la loro conformità a specifici requisiti previsti dal disciplinare.

Alla certificazione di prodotto biologico, si aggiunge anche quella che ne garantisce la conformità alla filosofia vegana. Lo standard “Qualità Vegana” permette di certificare prodotti agroalimentari, cosmetici, tessili, di abbigliamento, di imballaggio e altro andando a operare, in base alla tipologia, su tre livelli.

  • Prodotti di Livello 1 – Senza derivati di origine animale nel prodotto e nella confezione;
  • Prodotti di Livello 2 – Come il livello 1 e in più senza l’utilizzo di mezzi tecnici di origine animale durante la produzione agricole (es. letame, concimi a base di sangue e ossa, ecc.);
  • Prodotti di Livello 3 – Come il livello 2 e in più senza l’utilizzo di mezzi tecnici o strumenti di origine animale durante la trasformazione (es. guanti di pelle, pennelli di setole, ecc.).

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