Report di sostenibilità: uno strumento in più per comunicare l’impegno aziendale
Aumenta ogni anno il numero di imprese che intraprendono un percorso per integrare la sostenibilità nei propri processi produttivi, spinte da esigenze interne e/o dalle aspettative dei clienti.
Con il Report di Sostenibilità, le imprese rendicontano annualmente le loro performance di sostenibilità e comunicano le attività svolte, gli impegni assunti e i progetti ed obiettivi futuri.
Parallelamente, grazie al Report, gli stakeholder – come ad esempio consumatori, clienti, investitori, finanziatori, comunità locali e dipendenti – hanno accesso ad informazioni utili per conoscere, comprendere e valutare le performance e le politiche di sostenibilità intraprese dall’azienda. Anche per le aziende del settore Food & Beverages, la rendicontazione di sostenibilità diventa un elemento di valorizzazione nei confronti di stakeholder sempre più attenti alle prestazioni in ambito sociale ed ambientale.
La normativa sui Report di Sostenibilità – o meglio, sulla rendicontazione delle informazioni non finanziarie – è in evoluzione.
Ad oggi, facciamo riferimento alla Direttiva 2014/95/UE, Non Financial Reporting Directive – NFRD – recepita in Italia con D.Lgs. 254/2016 e agli standard di rendicontazione di sostenibilità esistenti (tra cui ad esempio GRI, SASB, TCFD); questi modelli consentono di predisporre il Report di Sostenibilità seguendo regole precise, che garantiscono oggettività, affidabilità e comparabilità delle informazioni. Non solo le grandi aziende quotate di interesse pubblico, obbligate a redigere una Dichiarazione Non Finanziaria (DNF), ma anche numerose altre imprese hanno scelto volontariamente di predisporre un Report di Sostenibilità.
Il 21 aprile 2021 la Commissione europea ha proposto la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), ovvero un aggiornamento della Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria attualmente vigente, la cui progressiva applicazione – secondo gli ultimi accordi – dovrebbe avvenire a partire dal rendiconto dell’esercizio 2024.
Tale proposta di modifica amplia il perimetro delle società soggette agli obblighi di rendicontazione includendo gradualmente, ad esempio, tutte le imprese di grandi dimensioni e le PMI quando quotate.
Le principali novità rispetto alla normativa attuale riguardano:
- l’applicazione del principio della doppia rilevanza che richiede di considerare, per l’individuazione delle tematiche considerate rilevanti, sia le questioni di sostenibilità che influiscono sull’attività sia gli impatti da essa generati sulle persone e sull’ambiente;
- l’introduzione di standard di rendicontazione di sostenibilità comuni, comparabili e condivisi a livello europeo, allineati ai principali standard internazionali oggi in uso;
- l’obbligo di rendicontare informazioni prospettiche e quindi riportare in merito alla visione di medio-lungo periodo sulle tematiche di sostenibilità;
- l’estensione dell’analisi alla catena del valore dell’organizzazione, ovvero ai fornitori e alle imprese esterne con cui l’impresa collabora;
- l’introduzione della taggatura digitale obbligatoria delle informazioni sulla sostenibilità comunicate per un loro successivo collettamento nella futura piattaforma comune europea (European Single Access Point – ESAP).
In questo scenario evolutivo, è molto importante prepararsi per tempo e giocare d’anticipo. Il percorso di rendicontazione ha tempi medio-lunghi di attivazione, e presuppone una analisi dei temi rilevanti, la identificazione degli indicatori chiave e la raccolta dei dati. Per quanto impegnativa, la rendicontazione di sostenibilità centra un duplice, fondamentale obiettivo: all’interno, aiuta a mettere a fuoco obiettivi e performance aziendali; verso l’esterno, comunica efficacemente l’impegno dell’azienda ai propri stakeholder rilevanti.
Fabio Bianciardi, Sales & Marketing Leader QCertificazioni
Claudia Strasserra, Chief Reputation Officer Bureau Veritas Italia
Articolo pubblicato sul n. 7/2022 della rivista Alimenti & Bevande.
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